Cambiamenti climatici, crisi idrica: la risposta dalla sperimentazione applicata

Il cambiamento climatico in atto e la conseguente recente siccità stanno mettendo in forte difficoltà l’intero settore primario, con il rischio di registrare a fine campagna significative perdite economiche. È necessario, dunque, riuscire a ridurre il fabbisogno di acqua delle colture agricole trovando soluzioni sempre più innovative nella gestione dei sistemi di irrigazione, riuscendo a determinare il fabbisogno minimo di ogni singola coltura in ciascuna fase di sviluppo e, ancora, selezionando piante sempre più efficienti per resistenza al caldo e basso fabbisogno idrico. Una sfida che dobbiamo saper vincere nonostante la pressione dei cambiamenti climatici. L’ottimizzazione dell’utilizzo della risorsa idrica nel comparto agricolo, infatti, è prioritaria per garantire l’equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica, nell’ottica della salvaguardia degli ecosistemi agrari.

UN IMPEGNO COSTANTE, FIN DAL 2005

La Fondazione Agrion, in collaborazione con i tecnici delle filiere agricole, da anni lavora alla tematica ricercando tecniche e soluzioni innovative atte a ridurre i consumi. Nel 2005 l’azienda sperimentale Agrion di Manta venne dotata di un “micro invaso modello” da 5.300 metri cubi, completamente rifornito con l’acqua turnata del consorzio irriguo, con l’obiettivo di creare una riserva idrica sufficiente a tutta l’azienda senza intaccare le falde e disporre di un polmone di riserva che permettesse di accumulare acqua per poi utilizzarla in caso di necessità. Una soluzione forse non applicabile a tutte le realtà agricole ma è evidente che, di fronte alla grave crisi idrica attuale, il primo tema da affrontare per difendere la produzione agroalimentare piemontese debba essere l’accumulo di acqua superficiale da rendere disponibile nei momenti di fabbisogno.

È chiaro che, di pari passo, dobbiamo lavorare per riuscire a rendere sempre più efficienti i piani di irrigazione, che già in questi anni ci hanno permesso di ridurre fino ad un 50% il consumo di acqua per alcune colture. Si tratta di guidare gli interventi di irrigazione attraverso consigli tecnici sempre più puntuali, indicando alle aziende di intervenire solo quando la pianta ne ha realmente bisogno ed esclusivamente nelle fasi in cui questa integrazione possa fare la differenza in termini di maggior produzione e miglior qualità.

Tutto questo è possibile non solo grazie ai modelli per il calcolo dell’evapotraspirato, ma anche grazie all’introduzione di nuove tecnologie, sensori e software che stiamo provando in campo in collaborazione con i poli di ricerca universitaria piemontesi.

Una ricerca tuttora in corso che ha mosso i suoi primi passi negli anni ’90 con il calcolo dell’evapotraspirato reale (ETc). L’uso di questo dato ha evidenziato negli anni una sovrastima del reale fabbisogno idrico e una non applicabilità sul singolo appezzamento a causa di coefficienti colturali non mirati per l’areale piemontese. Il passo successivo è stato quello di studiare e misurare il contenuto idrico del suolo attraverso una sensoristica sempre più evoluta, comprendere quanta acqua fosse presente nel serbatoio suolo e la sua reale disponibilità per le piante. Attività che continua tutt’oggi con prove di sensori sempre più efficienti, con costi e dimensioni sempre più accessibili per ogni singola azienda.

LE TECNOLOGIE PER LA GESTIONE SOSTENIBILE DELL’ACQUA

Un altro fronte di lavoro è costituito dall’impiego di modelli matematici previsionali in grado di calcolare il fabbisogno idrico attraverso appositi software.

L’obiettivo delle più recenti ricerche, infatti, è quello di arrivare a progettare sistemi di supporto alle decisioni (DSS – Decision Support Systems) che permettano di pilotare le irrigazioni basandosi su dati di stima del fabbisogno idrico delle piante sempre più vicini alle reali esigenze idriche dei vegetali.

È bene, quindi, che i consumatori conoscano questo lavoro costante, che coinvolge molte imprese piemontesi nel tentativo non solo di rendere più efficiente e resiliente il nostro sistema produttivo di fronte alla siccità, ma anche di fare in modo che l’agroalimentare piemontese diventi un modello per efficienza, sostenibilità ambientale e qualità organolettiche delle sue produzioni.

LA MICROIRRIGAZIONE

Oltre alle ricerche riguardanti la definizione del corretto fabbisogno idrico, sono state realizzate prove con sistemi irrigui sempre più efficienti con lo scopo di limitare la pratica dell’irrigazione ad adacquamento. Il risultato è stata la diffusione sul territorio della microirrigazione, che ha permesso di ridurre il consumo di acqua di oltre il 60% rispetto allo scorrimento, migliorando al tempo stesso il benessere delle piante e la produzione finale. La totalità dei nuovi impianti ortofrutticoli è dotata di microirrigazione e si può stimare che la diffusione sul territorio interessi oltre il 70% delle aziende, a dimostrazione dell’attenzione del mondo agricolo alle tematiche ambientali.

UNA CORRETTA GESTIONE AGRONOMICA DEI TERRENI

Oltre alle strategie evidenziate, ci rimangono ancora due strade da indagare: come rendere più efficiente il suolo in chiave di ritenzione idrica ed evaporazione a causa delle alte temperature ed eccessivo irraggiamento e come selezionare piante sempre più efficienti, in grado di offrire produzioni di qualità con il minor fabbisogno di acqua possibile.

Partendo dal primo punto, possiamo affermare che è possibile ridurre ulteriormente il consumo di acqua gestendo al meglio la fertilità del suolo. L’incremento della sostanza organica al suo interno consente, ad esempio, di aumentare la ritenzione idrica garantendo alle piante un costante e adeguato livello idrico. Di pari passo, la gestione del cotico erboso incide sulla quantità di acqua persa dal suolo per evaporazione. In quest’ottica, la realizzazione di inerbimenti controllati, con specie erbacee di taglia media e il loro mantenimento per tutta la stagione vegetativa, può contribuire a limitare la perdita di acqua dal terreno.

IL MIGLIORAMENTO GENETICO PER IL RIPRISTINO DELL’EQUILIBRIO ECOLOGICO

La selezione di varietà che dimostrino nei pedoclimi piemontesi una maggior rusticità in senso ampio del termine obbliga i ricercatori a introdurre nel confronto varietale nuovi parametri valutativi in merito alla rusticità e alla conseguente maggior adattabilità alle anomalie climatiche sempre più frequenti, tra cui anche la resistenza agli stress idrici. Temperature estreme, meteore di intensità e frequenza sempre maggiori, l’arrivo di patogeni e fitofagi alieni che destabilizzano il delicato equilibrio ecologico possono essere combattuti e controllati utilizzando gli strumenti che il miglioramento genetico ci mette a disposizione.

Presso la Fondazione Agrion, infatti, sono in prova selezioni di melo e pero tolleranti alle alte temperature – le cosiddette “hot climate” – che consentono maggiore adattabilità. Le varietà di melo selezionate da Agrion resistenti a ticchiolatura, patogeno chiave, e diffuse in Piemonte su cinquecento ettari sono una risposta, così come le varietà di vite resistenti a peronospora e oidio, le due principali crittogame. Le valutazioni varietali riguardano tutte le specie e vengono svolte da Agrion nelle rispettive aziende sperimentali su frutta, ortaggi, piccoli frutti, nocciolo e vite.

Nella progettazione di un nuovo impianto che si adatti meglio ai mutamenti climatici, uno dei fattori chiave è la corretta scelta dei portinnesti che sono in grado di ottimizzare l’equilibrio vegeto-produttivo delle piante in funzione delle caratteristiche pedoclimatiche degli areali. Numerosi sono, dunque, i nuovi materiali attualmente in prova, ad esempio, su vite e fruttiferi: test che richiedono tempi lunghi che, tuttavia, possono essere ridotti se si accompagna la sperimentazione presso i centri sperimentali con un tempestivo passaggio dei materiali promettenti alla sperimentazione di pieno campo presso aziende messe a disposizione dalle filiere produttive. 

IN CONCLUSIONE

Dobbiamo, quindi, continuare a lavorare in maniera coesa in questa direzione, cercando di utilizzare tutte le competenze e le tecnologie disponibili per superare le sfide che i cambiamenti climatici ci presentano.

Come si evince, abbiamo già a disposizione strumenti tecnici che ci consentono di dare delle risposte a queste criticità ma è importante non improvvisare e utilizzare tutti i supporti disponibili per fornire alle aziende consigli tecnici sempre più puntuali: questo l’impegno che le filiere agricole in collaborazione con Agrion stanno mettendo in campo in questi anni. Una riduzione costante dei fabbisogni di acqua che, però, necessita della garanzia di un sistema di infrastrutture idrauliche che renda disponibile il bene primario che, anche se razionalizzato, deve essere sufficiente al sistema.

Dalla ricerca sperimentale della Fondazione Agrion, nuove tecnologie per il risparmio idrico in frutticoltura e vitivinicoltura :

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