ARA – AGRION RICERCA IN AGRICOLTURA 2025

Le attività progettuali di seguito brevemente descritte rappresentano la ricerca di risposte ai bisogni di innovazione espressi dalle filiere. Vengono svolte attraverso collaudati protocolli scientifici che prevedono l’aggiornamento del percorso sperimentale con nuovi materiali e nuove tecniche di coltivazione (nuove varietà, innovative tecniche colturali, strategie di difesa, ecc.). I progetti di seguito descritti rappresentano la miglior strategia per migliorare la sostenibilità e la competitività della produzione agricola piemontese e sono focalizzati su: innovazione varietale, architettura e gestione delle colture, difesa integrata e biologica dalle avversità, tecniche colturali ecosostenibili, valorizzazione del germoplasma locale, qualità e post-raccolta delle produzioni.

Le attività, svolte dal 01/01/2025 al 31/12/2025, sono suddivise in singoli progetti che riguardano tematiche afferenti a Frutticoltura, Orticoltura, fragola e piccoli frutti, Corilicoltura e Vitivinicoltura.

 

Progetto I – Frutticoltura: Orientamento varietale dei fruttiferi

Le attività del progetto vengono svolte nel Centro Ricerche per la Frutticoltura di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Manta (CN). L’orientamento varietale dei fruttiferi è uno dei pilastri fondamentali delle aziende frutticole per avere redditività delle produzioni e sostenibilità ambientale, obbiettivi sempre più difficili da raggiungere negli ultimi anni a causa dei cambiamenti climatici, l’aumento dei costi di produzione e all’incertezza delle remunerazioni delle produzioni.

Obiettivi

Tra le principali criticità del settore vi sono quelle legate al cambiamento climatico che genera dirette conseguenze sullo stato fitosanitario delle piante, sull’equilibrio vegeto-produttivo, e sulla qualità dei frutti.

La genetica e l’innovazione varietale, sono tra i fattori determinati per mitigarne l’effetto.

Di conseguenza va rafforzata la selezione di varietà a basso impatto ambientale, di elevata qualità e facilmente gestibili in pieno campo, anche grazie a resistenze/tolleranze ai patogeni chiave.

La valutazione delle cultivar potenzialmente interessanti per il Piemonte è effettuata nell’azienda sperimentale, su una superficie di 8 ettari, attraverso collaudati protocolli di ricerca che permettono un efficace screening dei materiali, modulato sulle reali esigenze del comparto.

I materiali in osservazione per il 2025 sono:

  • 164 cultivar/ selezioni avanzate di melo
  • 36 di pero
  • 92 di pesco e nettarine
  • 31 di albicocco
  • 58 di ciliegio
  • 11 di susino
  • 5 di actinidia suddivisi tra le specie Actinidia chinensis var. deliciosa e Actinidia chinensis var. chinensis
  • 6 di noce
  • 6 di mandorlo

 

Le combinazioni portinnesto/ cultivar in prova sono: 24 di melo, 3 di pero, 7 di ciliegio e 5 di actinidia.

Risultati attesi

 

  • Confronto varietale Melo
  • Caratterizzazione delle varietà/selezioni in prova mediante compilazione delle schede pomologiche;
  • Confronto dei parametri inerenti alla colorazione della buccia (sovraccolore %, entità di striatura) delle cultivar del gruppo Gala e Fuji;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali con resistenze a malattie;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali selezionati per l’adattamento ai cambiamenti climatici.

I rilievi dei descrittori agro-pomologici e chimico/fisici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche.  Il confronto prevede il rilievo su di un numero rappresentativo di frutti per singola cultivar in valutazione e seguente elaborazione statistica per l’individuazione delle differenze.

  • Confronto varietale Pero
  • Caratterizzazione delle varietà/selezioni in prova mediante compilazione delle schede pomologiche;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali tolleranti a “Colpo di fuoco batterico”;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti ibridi interspecifici pero/ nashi.

I rilievi dei descrittori agro-pomologici e chimico/fisici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche.  Il confronto prevede il rilievo su di un numero rappresentativo di frutti per singola cultivar in valutazione e seguente elaborazione statistica per l’individuazione delle differenze.

  • Confronto varietale Pesco
  • Caratterizzazione delle varietà/selezioni in prova mediante compilazione delle schede pomologiche per tutti i materiali in valutazione;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali a maturazione precoce;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali con epoca di maturazione intermedia;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) di una serie di cultivar di pesche e nettarine a polpa bianca.

 

 I rilievi dei descrittori agro-pomologici e chimico/fisici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche.  Il confronto prevede il rilievo su di un numero rappresentativo di frutti per singola cultivar in valutazione e seguente elaborazione statistica per l’individuazione delle differenze.

 

  • Confronto varietale Ciliegio
  • Caratterizzazione delle varietà/ selezioni in prova mediante compilazione delle schede pomologiche;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (calibro dei frutti, durezza della polpa, e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali a maturazione extra-tardiva;
  • Confronto dell’incidenza di cracking su di una recente linea di varietà con elevate caratteristiche qualitative dei frutti rispetto alle cultivar di rifermento attualmente più diffuse sul territorio.

I rilievi dei descrittori agro-pomologici e chimico/fisici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche.  Il confronto prevede il rilievo su di un numero rappresentativo di frutti per singola cultivar in valutazione e seguente elaborazione statistica per l’individuazione delle differenze.

  • Confronto varietale Susino
  • Caratterizzazione delle varietà/ selezioni in prova mediante compilazione delle schede pomologiche;
  • Confronto dei parametri qualitativi del frutto (sovraccolore %, calibro, durezza della polpa e residuo secco rifrattometrico) dei più recenti materiali alternativi alla cultivar di riferimento Angeleno con epoche di maturazione differenti.
  •  
  • Confronto varietale Albicocco, Actinidia, Mandorlo e Noce
  • Caratterizzazione delle varietà/selezioni in prova mediante compilazione delle schede pomologiche.

I rilievi dei descrittori agro-pomologici e chimico/fisici che caratterizzano ogni singola varietà/selezione sono riuniti in apposite schede pomologiche.  Il confronto prevede il rilievo su di un numero rappresentativo di frutti per singola cultivar in valutazione e seguente elaborazione statistica per l’individuazione delle differenze.

  • Confronto portinnesti
  • Melo: valutazione di una serie di portinnesti alternativi a M9, particolarmente adatti alle condizioni di reimpianto
  • Pero: valutazione di portinnesti alternativi ai cotogni e i franchi attualmente diffusi sul territorio
  • Ciliegio: valutazione di alcuni portinnesti su ciliegio in alternativa a Gisela 5.
  • Susino: valutazione di alcuni portinnesti alternativi a Mirabolano 29 C

 

Il confronto, comune a tutte le specie, prevede il rilievo su di un numero rappresentativo di alberi prendendo in esame l’attività vegetativa (dimensioni del tronco, emissioni di polloni) e l’attività produttiva (produzione per albero e pezzatura dei frutti). I dati vengono raccolti e successivamente elaborati statisticamente per l’individuazione delle differenze.

Tra i risultati attesi vi è inoltre il tempestivo aggiornamento delle Liste di Programmazione varietali regionali con l’inserimento di cultivar che hanno superato la sperimentazione parcellare nel Centro Ricerche e di seguito la valutazione di pieno campo attraverso la sperimentazione estesa sul territorio.

 

Progetto II – Frutticoltura: Tecnica colturale

Obiettivi

 

Le attività di tecnica colturale sono volte all’espletamento delle direttive previste dal PAN che prevede l’utilizzo di metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità volti a ridurre al minimo l’uso delle sostanze chimiche di sintesi e fertilizzanti, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. La sperimentazione è condotta attraverso prove mirate ed allestite sulle problematiche evidenziate dai tecnici del coordinamento e dalle aziende agricole. Altre attività sono allestite per la verifica e l’innovazione delle tecniche produttive in ambito di difesa integrata e biologica. Tali attività sono inoltre funzionali all’aggiornamento del disciplinare di produzione integrata rilasciato ogni anno a cura del Settore Fitosanitario e Servizi Tecnico-Scientifici (SFR). Le attività progettuali sono svolte mediante l’impiego razionale di fitofarmaci a basso impatto ambientale, resi disponibili dalla ricerca di settore e dall’applicazione di innovative pratiche colturali.

Lo stretto collegamento con il comparto produttivo garantisce la tempestività della sperimentazione e della divulgazione impedendo il diffondersi di fitopatie e fitofagi, prima che queste diventino un’emergenza fitosanitaria accogliendo l’esigenza di limitare l’impiego dei mezzi chimici.

 

Risultati attesi

 

Nel complesso il progetto II mira a contribuire all’innovazione e alla diffusione di tecniche di difesa integrata e quando possibile biologica. A fine progetto si disporrà dei dati ottenuti dalla:

  • Valutazione dell’efficacia di strategie di controllo contro la sindrome emergente da “Colletotrichum spp.” del melo (Glomerella leaf spot – Apple bitter rot)
  • Valutazione dell’efficacia di strategie per il contenimento del colpo di fuoco batterico delle pomacee attraverso l’impiego di prodotti a ridotto impatto ambientale
  • Verifica di efficacia di strategia di contenimento nei confronti delle cocciniglie emergenti del pesco
  • Valutazione dell’efficacia di strategie alternative per il controllo dell’afide lanigero
  • Monitoraggio del fitofago Drosophila suzukii nei ceraseti piemontesi
  • Valutazione dell’efficacia di nuove strategie di difesa contro i tripidi delle nettarine

 

 

Descrizione delle attività

 

2.1 – Valutazione dell’efficacia di strategie di controllo contro la sindrome emergente da “Colletotrichum spp.” del melo (Glomerella leaf spot – Apple bitter rot)

 

La sindrome causata da funghi del genere Colletotrichum spp., nota come Glomerella leaf spot (GLS) – Apple bitter rot (ABR), rappresenta una nuova e significativa minaccia per la produzione di mele in Piemonte. Nel 2024, a causa di un andamento climatico particolarmente favorevole, la situazione si è aggravata e Colletotrichum spp. è stato isolato in numerosi meleti piemontesi. Le varietà più suscettibili si sono rivelate quelle dei gruppi Gala e Golden Delicious, ma si sono osservati casi anche su Crimson Snow® MC38, Granny Smith e Inored Story®.

GLS è causata da un consorzio di funghi afferenti al genere Colletotrichum spp. (C. gloeosporioides, C. fructicola e C. chrysophilum).

Questi patogeni si sviluppano principalmente in periodi primaverili/estivi umidi e piovosi, in particolare nel mese di giugno. Lo svernamento avviene sulle foglie infette cadute al suolo, dando origine a nuove infezioni nella stagione successiva.

I primi sintomi, generalmente, si manifestano tra fine giugno e inizio luglio, dapprima sulle foglie e, successivamente, sui frutti. Si osserva in campo la progressiva defogliazione delle piante. Glomerella leaf spot appare come lesioni necrotiche che si diffondono sulla foglia, minacciando la crescita della pianta, la produttività e la qualità delle mele.

A fronte di questa sfida crescente, è fondamentale sviluppare metodi di controllo sostenibili e adeguati a limitare i danni da Colletotrichum. La presente sperimentazione mira a testare in campo l’efficacia dei principi attivi attualmente disponibili contro i marciumi dei frutti, al fine di identificare soluzioni efficaci e rispettose dell’ambiente e della sostenibilità economica. I risultati saranno cruciali per offrire alle aziende agricole del territorio strategie basate su dati scientifici per la gestione della problematica e per tutelare la stabilità e la redditività del settore melicolo locale.

 

2.2 – Valutazione dell’efficacia di strategie per il contenimento del colpo di fuoco batterico delle pomacee attraverso l’impiego di prodotti a ridotto impatto ambientale

 

Questa patologia causata dal batterio Erwinia amylovora continua a rappresentare una crescente minaccia per la coltivazione del melo e del pero in Piemonte. Infatti, nonostante la presenza dei sintomi sia stata più contenuta nel 2024 a causa di condizioni climatiche meno favorevoli al patogeno (primavera/inizio estate estremamente piovosa, ma con temperature inferiori alla media), in alcuni appezzamenti è stato comunque registrato un aumento della problematica a fine luglio/inizio agosto a causa dell’aumento delle temperature.

Come è noto, il batterio sverna sui cancri, sulle perule delle gemme e a livello corticale, all’interno dei vasi linfatici. La diffusione avviene ad opera dell’acqua, degli insetti pronubi o attraverso le operazioni di potatura.

La penetrazione del patogeno all’interno della pianta avviene principalmente attraverso i fiori delle fioriture secondarie, ma anche attraverso ferite o stomi fogliari. Le infezioni a carico dei nuovi germogli in accrescimento si verificano con temperature comprese tra 18 e 24 °C in corrispondenza di periodi umidi e piovosi, e risultano molto frequenti in Piemonte. I sintomi, si manifestano repentinamente e sono costituiti da seccumi di foglie, fiori e germogli e, ad uno stadio più avanzato, dal disseccamento di branche o dell’intera pianta.

Al momento, l’intervento più efficace per contenere la diffusione della malattia è la rimondatura delle parti sintomatiche (rami e branche) e l’estirpo delle piante completamente colpite.

L’obiettivo dell’attività sperimentale sarà quello di valutare l’efficacia di strategie alternative da adottare nella fase primaverile su pomacee mediante l’impiego di prodotti a ridotto impatto ambientale e nello specifico di formulati con limitato contenuto di rame che sono in grado di limitare lo sviluppo della malattia senza impattare negativamente sulla qualità estetica dei frutti.

 

2.3 – Verifica di efficacia di strategia di contenimento nei confronti delle cocciniglie emergenti del pesco

 

La cocciniglia cotonosa (Pseudococcus comstocki) e il Lecanio (Parthenolecanium spp) rappresentano due criticità emergenti della peschicoltura piemontese.

Pseudococcus comstocki è una specie di origine orientale, che ha progressivamente invaso l’Asia centrale e l’Europa orientale ed è stata introdotta accidentalmente anche in Nord America. In Italia è stata segnalata per la prima volta nel 2004 in provincia di Verona su gelso e negli anni successivi si è diffusa in Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte. È una specie estremamente polifaga e dannosa sia a carico di svariate ornamentali, sia di fruttiferi quali melo, vite, pero, pesco e albicocco. In Piemonte la problematica è evidente soprattutto su pesco, laddove la presenza in frutteto può portare a danni ingenti di deprezzamento del frutto, fino nei casi più gravi all’estirpo dell’impianto. In Italia la cocciniglia compie tre generazioni annuali, sverna come uovo protetto da ovisacchi cerosi dall’aspetto cotonoso che si possono notare negli anfratti della corteccia e in punti riparati della pianta per tutto il periodo autunnale e invernale. Le neanidi provenienti dalle ovature svernanti migrano a fine aprile/inizio maggio in dipendenza delle condizioni climatiche: è questo l’unico momento del ciclo biologico della cocciniglia in cui si può effettuare una efficace difesa, in quanto le neanidi, tutte della stessa età, sono tutte ugualmente suscettibili al trattamento. La recente revoca dell’unica sostanza attiva efficace nei confronti di questa cocciniglia (spirotetramat) mette in crisi la peschicoltura piemontese in quanto il fitofago, estremamente aggressivo, può portare alla perdita di produzione dell’intero appezzamento nell’arco di poco tempo.

Si presenta dunque la necessità di mettere in atto nuove strategie di difesa, volte ad abbattere la popolazione svernante che, anche a causa del cambiamento climatico, dai monitoraggi portati avanti da Fondazione Agrion in questi anni risultata aumentata esponenzialmente. A tal fine, nel corso della presente attività, verrà valutata una differente strategia di difesa mediante l’utilizzo di prodotti a basso impatto ambientale al fine di contenere i danni provocati da P. comstocki.

 

Il Lecanio del Pesco (Parthenolecanium spp.) è ormai largamente diffusa nell’areale frutticolo cuneese. L’insetto riveste a manicotto interi rametti e le forme giovanili producono abbondante melata che sui frutti dà origine a fumaggini. I frutti colpiti non sono più commerciabili.

Il ciclo biologico è caratterizzato da una nascita scalare delle forme mobili in estate che ne rende difficoltoso il contenimento. Lo svernamento avviene allo stadio di neanide di II età fissata sulla corteccia dei rami e del tronco della pianta ospite. La riproduzione avviene quasi esclusivamente per partenogenesi. La fecondità è molto elevata e varia da 2000 a 3000 uova.

Le sperimentazioni passate avevano dimostrato la buona efficacia dei trattamenti invernali sulle forme mobili con la miscela olio minerale + zolfo. Tuttavia, l’efficacia di questa strategia di difesa è legata alle condizioni ambientali al momento del trattamento. La nuova sperimentazione che s’intende realizzare mira quindi a definire con più accuratezza il timing d’intervento.

 

2.4 – Valutazione dell’efficacia di strategie alternative per il controllo dell’afide lanigero

 

L’afide lanigero, noto scientificamente come Eriosoma lanigerum, è un insetto fitofago originario del Nord America, dove si riproduce attraverso un ciclo dioico che coinvolge olmo americano e melo. Diffusosi a livello globale dai primi del Novecento, in Europa ha sviluppato un ciclo monoico, colonizzando unicamente diversi organi del melo, come radici e chioma, durante il ciclo stagionale.

Negli ultimi anni, l’afide lanigero si è trasformato in una seria minaccia per i meleti piemontesi, limitando fortemente la produzione. Questo è dovuto sia alle recenti condizioni climatiche, con inverni più miti, primavere fresche e autunni caldi, che favoriscono la proliferazione dell’insetto, sia alla ridotta disponibilità di sostanze attive specifiche per il suo controllo sul mercato.

Si è resa quindi necessaria l’adozione di nuove strategie di difesa mirate alla riduzione delle popolazioni. Le sperimentazioni condotte nei progetti precedenti mostrano come l’afide si stia adattando ai cambiamenti climatici, con una parte significativa della popolazione che sverna direttamente sulla chioma delle piante senza necessità di migrare verso l’apparato radicale per far fronte alle rigide temperature invernali. Per questo motivo, nel corso della presente attività, si procederà a valutare varie strategie di contenimento con trattamenti primaverili, confrontando lo standard di riferimento con prodotti di derivazione naturale, ambientalmente più sostenibili.

 

2.5 Monitoraggio di Drosophila suzukii sul territorio

 

L’attività di monitoraggio è propedeutica alla pianificazione della strategia di difesa contro questo insetto nell’ottica di ottimizzare gli interventi fitosanitari. L’attività di monitoraggio, svolta in continuità con gli anni precedenti, è indispensabile per fornire indicazioni precise e tempestive sul livello di rischio e sul corretto posizionamento degli interventi, con l’obiettivo di ridurli. Negli ultimi anni è stata riscontrata una crescente presenza del fitofago nei ceraseti piemontesi, in particolare su varietà tardive, intaccando la produzione con picchi di danno sino al 30%.

Per il monitoraggio della popolazione, saranno posizionate trappole nei frutteti suscettibili all’attacco di questo moscerino.

Sarà condotto il monitoraggio del fitofago Drosophila suzukii in diversi impianti di ciliegio.

Gli esiti del monitoraggio saranno resi pubblici in tempo reale, a beneficio di tutti gli interessati, attraverso il sito web di Agrion.

 

2.6 – Valutazione dell’efficacia di nuove strategie di difesa contro i tripidi delle nettarine

 

I danni da Tripidi su nettarine sono in significativo aumento, in particolare nella fase di pre raccolta. La decolorazione dell’epidermide dei frutti rappresenta il difetto principale e relativo deprezzamento della merce.

Le cause ascrivibili a questo incremento di danni sono da ricercarsi principalmente nell’aumento delle temperature invernali che consentono un più agevole svernamento dell’insetto e relativo aumento delle popolazioni. Non solo le temperature invernali, anche quelle estive determinano un’accelerazione del ciclo biologico e un anticipo dei danni.

 

I tripidi colpiscono le nettarine in due specifici momenti della stagione:

  • Fioritura – giovani frutti
  • Pre raccolta

 

Questi tisanotteri superano l’inverno tra gli anfratti della scorza e in altri ricoveri del frutteto, allo stadio di femmine adulte fecondate. In primavera, in corrispondenza della fase dei bottoni rosa, gli adulti svernanti si portano sulle gemme fiorali, penetrano nei fiori e ovidepongono al loro interno. Le neanidi, presenti generalmente da aprile a maggio, cominciano la loro attività trofica pungendo gli organi fiorali ed i giovani frutticini, provocando i danni descritti. Superata questa fase i Tripidi si possono portare su altre piante erbacee (T. meridionalis) o arbustive spontanee, per continuare la loro attività trofica, oppure possono rimanere sul pesco (T. major). Nella primavera-estate si susseguono da due a tre generazioni, l’ultima delle quali origina le femmine svernanti.

La strategia di difesa realizzata consuetudinariamente in prefioritura e poi in pre raccolta sta mettendo in evidenza delle criticità proprio legate alle variazioni climatiche.

La sperimentazione che s’intende proporre riguarda sia lo studio del miglior timing d’intervento sia la verifica dell’efficacie di prodotti alternativi con un profilo ecotossicologico migliore in considerazione della progressiva riduzione delle sostanze

 

Progetto III – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: Orientamento varietale

Obiettivi

Il comparto piccoli frutti ha avuto, in generale, un notevole sviluppo nel corso degli ultimi anni come dimostrano i dati relativi alle superfici coltivate. Questo aumento di interesse porta con sé la necessità da parte dei produttori di avere informazioni per individuare nell’ambito delle diverse specie le varietà più performanti o idonee al periodo di commercializzazione. Per questo il Centro Ricerche per l’Orticoltura, Fragola e Piccoli Frutti di Fondazione Agrion, situato nel Comune di Boves (Cn) programma e realizza attività progettuali focalizzate sul confronto varietale tarato sulle peculiarità delle diverse specie di piccoli frutti. Per il settore orticolo è indispensabile individuare varietà resistenti alle principali patologie che garantiscano al tempo stesso ottimi livelli produttivi, elevati standard qualitativi e facile gestione del post-raccolta. Le attività progettuali partono con l’individuazione di nuove selezioni e varietà commercializzati dalle ditte sementiere e dai breeder. La possibilità di sperimentare accessioni non ancora licenziate consente di anticiparne la valutazione, ottenere informazioni circa il loro comportamento negli areali piemontesi prima della loro immissione in commercio. I materiali individuati sono messi a dimora nei rispettivi appezzamenti prova, sottoposti a valutazioni vegeto-produttive-qualitative e di adattamento alle condizioni pedoclimatiche piemontesi al fine di ritenerli validi al rinnovamento e/o ampliamento varietale. Il coinvolgimento di produttori, tecnici e operatori del settore permette invece di ottenere informazioni sul potenziale di mercato dell’accessione e completare il quadro relativo a “punti di forza” e “criticità” dei diversi materiali a confronto con la creazione di apposite “liste di orientamento varietale” relative agli areali piemontesi e rispondenti alle esigenze dei mercati di riferimento. La valutazione dei materiali in osservazione viene eseguita seguendo il percorso di sviluppo delle piante dalla messa a dimora alla maturazione dei frutti. Durante il ciclo produttivo vengono compilate le schede pomologiche realizzate sulla base delle schede CPVO per la registrazione delle varietà. La valutazione del potenziale produttivo e delle caratteristiche pomologiche dei frutti viene realizzata con la raccolta da piante parcella con raccolte cadenzate secondo l’epoca di maturazione.

Fragola e Piccoli Frutti

Le attività progettuali sono svolte interamente presso il Centro Sperimentale di Boves dove in appezzamenti dedicati a fragola e piccoli frutti vengono valutate le diverse accessioni:

  • Fragola

Per la valutazione delle nuove accessioni di fragola unifera ogni anno viene allestito un tunnel di coltivazione che ospita mediamente circa 40 varietà e/o selezioni (46 accessioni media del quinquennio 2020-2024) coltivati in piena terra. Per quanto riguarda la fragola rifiorente viene utilizzato un tunnel allestito con la tecnica del fuori suolo secondo la tecnica colturale maggiormente diffusa in regione. Mediamente vengono testati 25-30 materiali (32 media dell’ultimi quinquennio) coltivati in fuori suolo utilizzando substrato a base torba.

  • Piccoli frutti

Le diverse specie di piccoli frutti sono gestite in appezzamenti dedicati dotati di coperture dalle intemperie e nella maggior parte degli impianti dotati di rete antinsetto per la protezione dagli attacchi del moscerino dagli occhi rossi (Drosophila suzukii). Per il mirtillo sono presenti in collezione oltre 50 materiali. Nel 2024 la collezione in fuori suolo si è arricchita di sei nuovi materiali che si aggiungono a due selezioni della varietà di riferimento (Duke) ed altri materiali verranno messi a dimora nel 2025. Le varietà di lampone sono gestite separatamente in funzione della tipologia di produzione e contano diciassette materiali tra parcelle in suolo e in fuori suolo.

 

Ortaggi

Considerando le esigenze particolari delle diverse specie oggetto di confronto e le condizioni pedoclimatiche che caratterizzano i diversi areali piemontesi, le verifiche sono condotte, in parte, presso il Centro Ricerche per l’Orticoltura di Boves (per quanto riguarda lo screening varietale patata) ed in parte presso aziende di riferimento. Trattandosi di specie annuali con attività di sviluppo svolte dalle ditte sementiere il numero di accessioni da valutare annualmente varia in funzione dell’avanzamento dei progetti di ricerca delle ditte.  Mediamente vengono posti in sperimentazione circa 20 varietà/selezioni di patata, 10 accessioni di pomodoro cuor di bue, 20-25 materiali di peperone ibrido mezzo lungo, circa 10 materiali di cavolfiore e 6 di zucchino. A partire dal 2025 verrà avviata una nuova prova dedicata all’osservazione di varietà di pomodoro da industria.

 

Risultati attesi

I risultati sono l’aggiornamento delle Liste di Programmazione varietali regionali con l’inserimento di cultivar che hanno superato la sperimentazione parcellare nel Centro Ricerche e di seguito la valutazione di pieno campo attraverso la sperimentazione estesa sul territorio.

 

Progetto IV – Orticoltura, fragola e piccoli frutti: tecnica colturale

Obiettivi

La sperimentazione realizzata nell’ambito di questo progetto prevede l’allestimento di prove mirate scaturite dalle problematiche evidenziate dai tecnici afferenti al coordinamento, dai produttori o sulla base delle innovazioni.

Le attività sono volte a soddisfare le direttive del PAN che prevede l’impiego di metodi e mezzi produttivi e di difesa dalle avversità, che puntino ad ottenere una riduzione dell’uso di sostanze chimiche di sintesi e alla razionalizzazione della fertilizzazione, nel rispetto dei principi ecologici, economici e tossicologici. 

Le attività realizzate nell’ambito di questo progetto possono essere inoltre funzionali all’aggiornamento delle tecniche produttive del disciplinare che il SFR rilascia con le norme di produzione integrata nonché l’aggiornamento delle linee tecniche valide per l’agricoltura biologica. Il collegamento a doppio flusso con il comparto produttivo permette di trasferire agevolmente alla base produttiva quanto scaturisce dalle prove realizzate.

 

4.1 Confronto varietale in fuori suolo di mirtillo, monitoraggio dei consumi di acqua e prova di potatura.

 

Il mirtillo è stato e continua ad essere al centro dell’interesse di molti produttori superando, nel 2024, i 690 ettari di superficie coltivata. La coltivazione è quasi esclusivamente realizzata in pieno campo ma è vivo l’interesse per un possibile sviluppo della coltura con la tecnica del fuori suolo.

Per questo alcuni nuovi materiali sono stati messi a dimora in vaso di coltivazione con l’obiettivo di anticipare le produzioni e valutarne l’adattabilità alla coltivazione in fuori suolo.

Spesso la tecnica idroponica è accostata alla voce risparmio idrico rispetto alla coltivazione in pieno campo. La possibilità di monitorare i quantitativi di acqua impiegati per la gestione delle parcelle in fuori suolo e per quelle in pieno campo consente di calcolare i reali fabbisogni idrici dei due sistemi. 

Il mirtillo è una specie gestita in potatura durante il periodo invernale ma la recente necessità di favorire una miglior maturazione del legno ha portato a ipotizzare un anticipo delle potature al termine delle raccolte. La disponibilità di due selezioni di Duke in parcelle di dieci vasi consente di eseguire una prova di potatura differenziata. Cinque piante per ogni selezione, al termine delle raccolte, sono state gestite con l’anticipo della potatura e altrettante verranno gestite con la normale tecnica di potatura invernale con l’obiettivo di valutare eventuali influenze sul ciclo vegeto-produttivo nelle annate successive.

 

4.2 Confronto coltivazione mirtillo in vaso sotto rete antigrandine e sotto pannelli fotovoltaici.

 

La possibilità di realizzare impianti agrivoltaici coinvolge molte specie vegetali e l’interesse per i produttori di poter abbinare alle coltivazioni la produzione di energia elettrica se da un lato può rappresentare un’opportunità di integrazione di reddito dall’altra deve essere ponderata sulla base del comportamento delle piante collocate sotto le strutture. Per questo, presso il centro ricerche di Manta, è stato installato un impianto destinato all’agrivoltaico prendendo in considerazione la coltura del mirtillo. Piante adulte sono state collocate sotto la struttura mentre altri vasi con piante coetanee sono state dislocate in pieno campo sotto copertura antigrandine. Il monitoraggio delle piante durante l’intero ciclo produttivo con la registrazione dei dati relativi al comportamento vegeto-produttivo permetterà nel tempo di valutare l’influenza generata dalla copertura sulle piante evidenziando i vantaggi e le criticità dalla coltivazione sotto i pannelli fotovoltaici.

 

4.3 Valutazione di diverse combinazioni di innesto su pomodoro cuor di bue.

 

In taluni ambiti orticoli e principalmente su pomodoro cuor di bue vengono utilizzati i portinnesti con l’obiettivo di fornire maggior spinta alle piante e sfruttare i pacchetti di resistenze ai principali patogeni tellurici. Nella scelta del portinnesto è indispensabile ottenere il binomio nesto-portinnesto che permetta di raggiungere il miglior comportamento vegeto-produttivo. Le attività di screening realizzate annualmente dalla Fondazione, hanno permesso di individuare e introdurre in coltivazione una varietà innovativa. Nell’ottica di quanto indicato in premessa di ottenere il miglior connubio varietà-portinnesto è stata avviata un’attività di screening di portinnesti. Le prove prevedono la messa a dimora di diversi portinnesti in affiancamento alla prova di screening varietale ed una valutazione improntata principalmente sul monitoraggio delle produzioni raccolte, sviluppo e sanità delle piante. 

 

4.4 Confronto tra la forma di allevamento a due e tre branche in pomodoro cuor di bue.

 

La gestione del pomodoro cuor di bue è passata negli anni dall’allevamento di piante mono-caule non innestate e piante innestate con lo sviluppo di due branche. La disponibilità di nuove varietà e portinnesti maggiormente vigorosi potrebbe consentire di incrementare ulteriormente il numero di branche ottenendo degli incrementi produttivi. Parallelamente la possibilità di aumentare il numero di branche potrebbe permettere un aumento delle distanze di impianto con un risparmio per il produttore. La sperimentazione svolta nel 2024 ha messo in luce le buone performance produttive raggiungibili con la forma di allevamento a tre assi. Nel 2025 la prova verrà riproposta con l’obiettivo di confermare i dati ottenuti e valutare contemporaneamente un’eventuale ulteriore modifica della forma di allevamento con il posizionamento delle branche parallele alla fila.

 

4.5 Monitoraggio delle popolazioni di Drosophila suzukii

 

Il moscerino dagli occhi rossi continua ad essere un fitofago di difficile gestione per i produttori di fragola e piccoli frutti soprattutto in annate caratterizzate da andamento climatico favorevole. I danni causati dell’insetto che sono compresi tra il 5% e il 20% in mirtillo precoce, fragola unifera e lampone unifero si fanno più ingenti su mirtillo medio-tardivo, mora di rovo, fragola e lampone rifiorenti. Nelle situazioni più critiche, possono superare il 50%, mettendo a rischio una delle filiere con le più interessanti prospettive di mercato. In attesa che i rilasci del parassitoide avviati nel corso del 2022 possano essere di aiuto nel controllo delle popolazioni il costante e continuo monitoraggio delle popolazioni nei principali areali di coltivazione permette di informare i tecnici operanti sul territorio del potenziale rischio di danni alle coltivazioni e l’attivazione delle tecniche di difesa attiva con barriere fisiche per il contenimento del fitofago.

 

Risultati attesi

Con le attività di ricerca si intende valutare le potenzialità di nuovi sistemi di coltivazione nell’ottica di massimizzare le produzioni delle specie coinvolte e migliorarne lo stato fitosanitario delle colture ricercando la miglior combinazione di innesto. Il monitoraggio della Drosofila, i cui risultati resi disponibili in tempo reale a tutti gli interessati attraverso il sito web di Agrion, permettono di elaborare un consiglio tecnico modulato sulla reale presenza del fitofago con la programmazione di eventuali interventi fitosanitari nei periodi di maggior rischio per le produzioni.

 

Progetto V – Corilicoltura: Orientamento varietale

Obiettivi

L’obiettivo generale è quello di fornire utili indicazioni sulla qualità di nuove varietà o selezioni rese disponibili dalla filiera vivaistica che potrebbero essere utilizzati per arricchire il paniere varietale con materiali di elevata qualità generale idonei alla diffusione sul territorio piemontese. Le attività del progetto vengono svolte nel Centro Ricerca corilicola di Fondazione Agrion, situato nel comune di Cravanzana (Cn).

Come per gli altri centri, al fine di implementare il “pool varietale e clonale” presente in Piemonte, si continuerà ad effettuare un’esplorazione mediante ricerca bibliografica e contatti diretti con centri di ricerca internazionali che operano attivamente per il miglioramento genetico del nocciolo. Si valuteranno nuovi materiali oltre quelli già messi a dimora e provenienti dalle Università dell’Oregon (Tonda Pacifica, McDonald, Sacajawea, Yamhill e Wepster), di Perugia (Tonda Francescana) e di Torino (Cloni di Tonda Gentile: UNITO-AD 17, UNITO–MT5, UNITO-MT4 e UNITO-PD6).

Scopo della sperimentazione è quello di valutare, rispetto a TGT standard, l’adattabilità dei nuovi materiali e le loro potenzialità migliorative rispetto allo standard. Questo attraverso i rilievi puntuali dei parametri previsti dalle schede pomologiche relativi alla fenologia e alle caratteristiche agropomologiche (epoca di fioritura, raccolta, produttività, ecc.).

I costi di spollonatura sono tra i più elevati nella gestione di un corileto. Disporre di portinnesti non polloniferi rappresenta una soluzione ideale per questo problema. Presso il centro di ricerca di Cravanzana si valuterà il portinnesto Corylus colurna innestato con TGT.

Come portinnesto, il Colurna, oltre alla totale assenza di polloni, presente una buona vigoria e una interessante rusticità generale (minor sensibilità alla siccità) il che lo rende molto interessante in funzione dell’adattamento alle mutate condizioni climatiche in corso. Inoltre, il materiale già innestato, risulta maggiormente disponibile presso i vivai rispetto ad altre selezioni come il Dundee (non reperibile presso i vivaisti piemontesi) che è da innestare successivamente all’acquisto e messa a dimora. Ciò permetterà, negli anni successivi, di valutare l’affinità tra portinnesto e innesto, la forma di allevamento, la produttività ad ettaro e il comportamento vegeto-produttivo. A tale scopo proseguirà, oltre all’eventuale rispristino delle fallanze ed alla piantumazione di nuove piante innestate, il confronto sulle piante messe a dimora di TGT innestate con le parcelle di TGT come ecotipo standard piantumate nel 2022.

L’obiettivo dell’attività, volto a rendere il sistema produttivo più economico e al tempo stesso più sostenibile a livello ambientale, è di sperimentare in pieno campo nell’areale rappresentativo della corilicoltura e in quelli di nuova espansione, varietà non pollonifere per ottenere un noccioleto in cui la gestione del suolo sia interamente meccanizzata e non sia necessario ricorrere a diserbo e spollonatura tradizionale.

Risultati attesi

I risultati sono l’individuazione del migliore clone di TGT in merito ad adattabilità e produttività nei diversi areali di coltivazione. La valutazione delle performance vegeto-produttive delle recenti varietà in prova e la verifica del comportamento dei portinnesti non polloniferi.

 

Progetto VI – Corilicoltura: tecnica colturale

Obiettivi

La gestione del corileto è un aspetto estremamente importante per garantire la salubrità delle piante ed avere produzioni di qualità, al fine di prevenire e contenere problematiche sia fitopatologiche sia dovute a stress collegati ai cambiamenti climatici. A tal fine si vuole valutare come una corretta gestione dell’inerbimento controllato e dei residui di potatura possano espletare effetti migliorativi nei corileti piemontesi.

Gestione del corileto con inerbimento controllato. L’inerbimento è la tecnica contrapposta alle lavorazioni meccaniche e alla gestione chimica che lasciano il terreno nudo ed esposto ad agenti atmosferici che favoriscono l’erosione, l’impoverimento di sostanza organica e la riduzione della vita microbica negli strati superficiali; tale tecnica risulta ad oggi attuabile grazie anche alle nuove macchine per la raccolta più performanti. Nella sede di Cravanzana si valuteranno alcuni miscugli erbacei, da seminare nell’interfila dei corileti, per favorire il controllo delle erbe infestanti, migliorare l’efficienza dei nutrienti, ridurre i fenomeni di compattamento superficiale, preservare il contenuto di sostanza organica, favorire la penetrazione delle acque e mitigare gli eccessi termici negli strati superficiali esplorati dalle radici.

Gestione dei residui di potatura. Le difficoltà nel gestire i residui di potatura, dovute alle limitazioni vigenti riguardanti il divieto d’abbruciamento che coincide con le epoche di potatura del nocciolo, unitamente al fatto che il mantenimento di questo materiale negli appezzamenti può fungere da serbatoio per diverse patologie ed avversità, oltre ad arrecare disagio alle attività di gestione del corileto, per ovviare a queste problematiche risulta interessante valutare l’utilizzo di una macchina cippatrice che sminuzza i residui di potatura per permettere le normali pratiche agronomiche e di difesa senza intralci, eliminare le possibili forme di inoculo e ridurre il costo di gestione di quantitativi elevati del materiale potato.

Risultati attesi

La valutazione della resistenza al calpestio, velocità di copertura e miglioramento della fertilità del suolo mediante l’ausilio dell’inerbimento controllato e i diversi effetti della cippatura, sia per quanto riguarda la degradazione in campo del materiale cippato sia della presenza di tali residui in raccolta.

 

Progetto VII – Vitivinicoltura: Vitigni resistenti a peronospora e odio

Obiettivi

L’innovazione varietale viticola si è arricchita di nuovi materiali; ibridi interspecifici resistenti a peronospora e oidio licenziati dall’Istituto di genomica Applicata e dall’Università di Udine ed edite da VCR – Vivai Rauscedo.

La Fondazione coordina la rete dei siti sperimentali piemontesi su queste varietà resistenti finalizzata alla raccolta dati e al giudizio di adattabilità agronomica agli areali piemontesi e all’attitudine alla vinificazione; il gruppo operativo comprende, oltre alla Fondazione, l’Istituto Umberto I di Alba e DISAFA Università di Torino.

Dal 2024 abbiamo avuto a disposizione i primi materiali con Nebbiolo quale genitore europeo, le cui gemme sono state sovrainnestate su una delle varietà che sono state escluse dalla sperimentazione. Nel 2025 si possono iniziare i primi rilievi vegetativi: il sovrainnesto infatti permetterà di arrivare alla piena produzione con un paio di anni di anticipo rispetto all’impianto di barbatelle nuove. Questa tecnica verrà utilizzata nel 2025 anche per due incroci a parentale Chardonnay che verranno sovrainnestati su altre varietà che in questi anni sono state escluse dal progetto, ottenendo il duplice risultato di velocizzare l’entrata in produzione delle nuove varietà ed eliminare quelle ritenute inidonee.

Nel 2025 entreranno poi in piena produzione diversi ibridi del secondo impianto sperimentale sito presso il Centro Sperimentale Vitivinicolo, su cui inizieremo anche i rilievi produttivi e la vinificazione con la valutazione enologica.

 

La Fondazione Agrion effettuerà le microvinificazioni presso la propria cantina sperimentale che è a disposizione del Gruppo di lavoro.

 

Risultati attesi

La valutazione del comportamento agronomico e l’attitudine alla vinificazione dei nuovi materiali.

 

 

Progetto VIII – Vitivinicoltura: Confronto cloni di Dolcetto

Obiettivi

È ormai universalmente riconosciuto che l’utilizzo di materiale di moltiplicazione selezionato rappresenti il punto di partenza irrinunciabile per l’impianto dei nuovi vigneti. Solo grazie ad esso, infatti, gli impianti potranno garantire nel tempo produzioni caratterizzate da elevati standard qualitativi con minori costi di gestione.

Per le cultivar nazionali ed internazionali di larga diffusione la disponibilità di cloni selezionati è elevata, mentre per molte cultivar a diffusione regionale e locale è decisamente più limitata. Saranno quindi valutati 12 recenti cloni di Dolcetto selezionati con il progetto CLONVIT e impiantati nel 2016 presso il vigneto della Fondazione Agrion per promuoverne la diffusione sul territorio.

Nel 2023 la Fondazione Agrion ha scelto i vitigni più interessanti sia dal punto viticolo che enologico, al fine di predisporre il materiale per un vigneto sperimentale di valutazione di secondo livello, in modo da ottenere anche dati dalle vinificazioni di questi cloni, impossibile fino ad oggi per l’esiguo numero di piante a disposizione.

Nell’inverno 2024 dovevano essere raccolte le gemme per la moltiplicazione, purtroppo però, a causa dell’annata 2023 molto siccitosa, il diametro dei tralci non era idoneo alla moltiplicazione, quindi è stato necessario attendere l’anno successivo, e si procederà con questa attività all’inizio dell’inverno 2025. Le viti che sono state destinate la moltiplicazione verranno prima analizzate dal punto di vista sanitario attraverso il test sierologico E.L.I.S.A. per verificare l’assenza di virosi e giallumi.

Le gemme ottenute dalla potatura dei cloni scelti verranno preparate per l’innesto e la successiva radicazione, in modo da avere le nuove barbatelle a disposizione per l’impianto su cui continuare la sperimentazione.

 

Risultati attesi

Verifica dello stato sanitario delle viti destinate al prelievo delle gemme destinate alla moltiplicazione.

 

 

Progetto IX – Vitivinicoltura: Monitoraggio del suolo contro erosione e perdita di fertilità

Obiettivi

Il suolo è una risorsa fondamentale, che non solo permette la produzione di cibo, energia e materie prime, ma fornisce numerosi servizi ecosistemici. I vigneti piemontesi sono fortemente soggetti a fenomeni di degradazione del suolo a causa della viticoltura prevalentemente collinare.

Con questo sottoprogetto si vogliono documentare le problematiche e i benefici che diverse gestioni del suolo inducono sulla salute dello stesso e sulla fisiologia della pianta al fine di migliorare la consapevolezza degli agricoltori e per individuare nuove tecniche di gestione sostenibile.

Sono strettamente collegati all’erosione altri fenomeni di degrado del suolo quali il declino di sostanza organica ed il compattamento del suolo, anch’esse tra le maggiori minacce per lo stato del suolo in Europa. Questi fenomeni hanno a loro volta un rilevante impatto sui servizi ecosistemici del vigneto, sulla qualità e fertilità del suolo e sulla disponibilità di risorse idriche, e quindi possono incidere negativamente sulla qualità e quantità della produzione.

L’attenzione dei viticoltori piemontesi verso tali tematiche è stata evidenziata dalla partecipazione ed interesse agli eventi realizzati da Agrion durante gli anni di durata del progetto IN GEST-SOIL, i cui eventi e iniziative sono sempre stati seguiti con interesse è pertanto risulta fondamentale la continuazione della raccolta dati.

 

Risultati attesi

Migliorare la gestione del terreno nei vigneti al fine di preservare la fertilità del suolo e al contempo limitare i fenomeni erosivi. 

 

 

Divulgazione e diffusione dei risultati

La divulgazione darà risalto alle attività e sarà funzionale a veicolare contenuti in linea con i valori e gli obiettivi del progetto. 

Saranno individuate piattaforme strategiche per la diffusione dei contenuti e la realizzazione di un format grafico d’impatto e immediato permetterà un’identità visiva coerente e riconoscibile, capace di rafforzare il messaggio e stimolare l’interesse verso il progetto. Avrà un ruolo essenziale il monitoraggio costante delle performance per strutturare strategie nuove e più efficaci.  L’analisi dei dati permetterà inoltre di comprendere quanti utenti sono stati raggiunti attraverso il nostro contenuto e piattaforma.

I risultati della sperimentazione saranno inoltre presentati partecipando a numerosi eventi divulgativi, di promozione e informazione organizzati sul territorio regionale e nazionale.

Al fine di divulgare i risultati sulle recenti sperimentazioni e le tecniche agronomiche utili a mettere in atto una frutticoltura, orticoltura, corilicoltura e viticoltura sostenibile, saranno pubblicati specifici manuali contenti gli ultimi aggiornamenti in materia di tecnica colturale e pratiche agronomiche. I manuali verranno distribuiti gratuitamente su tutto il territorio al fine di informare l’intera filiera produttiva sulle tecniche consolidate o sperimentate negli ultimi anni per il contenimento delle principali avversità, per le novità in materia di innovazione varietale e per le principali tecniche per migliorare la sostenibilità delle produzioni. (https://www.agrion.it/consulta-la-guida/)

I risultati degli studi condotti nell’ambito del progetto Agrion Ricerca in Agricoltura – 2025 come sopra indicati saranno pubblicati indicativamente entro il 31 marzo 2026 sulla suddetta pagina e saranno consultabili gratuitamente per le imprese e per gli operatori del settore interessati.