Actinidia

BATTERIOSI DELL’ACTINIDIA (Psa)

Questa patologia è presente sul territorio piemontese dal 2010 e in certe annate più favorevoli (con inverni freddi) determina un incremento delle piante colpite.

CONDIZIONI FAVOREVOLI

  • temperature invernali inferiori a 0°C associate ad elevata umidità

  • clima freddo e pioggia in fioritura: infezioni fiorali

  • ferite da grandine, potatura, caduta foglie e peduncoli post raccolta

  • impianti in allevamento e varietà a polpa gialla risultano generalmente più sensibili

GESTIONE AGRONOMICA

  • mantenere un buon equilibrio vegetativo delle piante

  • ispezionare con regolarità gli appezzamenti alla ricerca di eventuali sintomi ed eliminare immediatamente le parti colpite

  • potatura secca/verde:

    • evitare i periodi più piovosi

    • disinfettare le superfici dei grossi tagli

    • intervenire entro le 24/48 ore dal termine delle operazioni con un prodotto rameico

STRATEGIA DI CONTENIMENTO PREVENTIVA

Le condizioni climatiche giocano un ruolo determinante per l’insediamento del batterio e la strategia di difesa va pianificata nei momenti chiave: post raccolta, caduta foglie, ripresa vegetativa e in pre fioritura.

PRODOTTI AD AZIONE PREVENTIVA:

  • prodotti rameici da utilizzarsi al bruno e in verde:

  • dopo grandinate: 40-50 g/hl di s.a.

  • dopo lo stacco dei frutti/ripresa vegetativa: 40-50 g/hl di s.a.

  • caduta foglie: 40-50 g/hl di s.a.

  • dopo la potatura invernale: 100 g/hl di s.a.

  • 12 kg/ha di s.a. nel triennio 2019-2021 e comunque non più di 5 kg/ha in un anno

  • bacillus amyloliquefaciens (Amylo – X): è un batterio antagonista da impiegare nel periodo precedente la fioritura al fine di contrastare l’ingresso del batterio nel fiore

  • acibenzolar-s-methyl (Bion 50 WG)

  • intervenire sulla vegetazione, dalla fase del germogliamento allo sviluppo dei frutti e/o dal post raccolta fino ad inizio caduta foglie. Effettuare un massimo di 8 interventi anno

  • oltre all’applicazione fogliare è altresì consentita l’applicazione diretta al suolo: vedi tabella successiva

ATTENZIONE: non trattare gli impianti in fase di allevamento sino al terzo anno.

  • forchlorfenuron (Sitofex): questo p.a. svolge un’azione di induzione di resistenza. Epoca d’impiego pre fiorale con un massimo di 2 trattamenti: vedi etichetta del prodotto.

Prodotti a disposizione e epoca d’impiego

ATTENZIONE

Evitare i trattamenti nei periodi con suolo saturo d’acqua onde favorire il compattamento del suolo e la moria del kiwi.

MORIA DEL KIWI

Questa sindrome multifattoriale, tutt’oggi in fase di approfondimento, sta mettendo a forte rischio la coltivazione dell’actinidia in Piemonte.

PROBABILI CAUSE

Dagli studi realizzati, si ritiene che la componente climatica rappresenti un fattore scatenante di primaria importanza:

  • precipitazioni meno frequenti ma d’intensità e entità anomala (bombe d’acqua) che determinano la sommersione degli apparati radicali anche per più giorni consecutivi riducendo al tempo stesso l’ossigeno presente nel suolo (condizioni asfittiche = morte delle radici). Condizioni asfittiche che sono state altresì aggravate dalla compattazione del suolo derivante dal passaggio delle trattrici. Non ultimo, irrigazioni eccessive che hanno ulteriormente aggravato lo stato di anossia del suolo e velocizzato la malattia;

  • picchi termici estivi che si prolungano per più giorni e causano forti stress evapotraspirativi alla pianta tali da mandarne in collasso il sistema vascolare (cavitazione dei vasi xilematici)

Microrganismi saprofitari: in situazioni di asfissia del suolo alcuni funghi oomiceti e batteri anaerobi possono diventare patogeni e rappresentano una causa secondaria nello sviluppo della moria.

MISURE DI PROFILASSI

Ad oggi non sono ancora state individuate soluzione efficaci e le misure di seguito riportate sono necessarie per limitare lo sviluppo del fenomeno e rallentarlo. Si riportano di seguito alcuni consigli operativi distinti per tipologia d’impianto:

Impianti ancora produttivi

  • verificare periodicamente la presenza delle radici fibrose assorbenti (fini) attraverso lo scavo di una buca

  • lavorazione del suolo: lavorazioni del terreno (erpici arieggiatori) in condizioni di tempera in post raccolta per migliorare l’aerazione del suolo come per altro l’impiego di erpici dissodatori al fine di favorire lo sgrondo delle acque in eccesso

  • apporti di sostanza organica in caso di limitata disponibilità (analisi del suolo < 1.5%)

  • potature equilibrate rapportate al reale potenziale produttivo. Di norma sono necessarie 450-500 gemme per pianta (100-110 gemme per metro lineare)

  • monitoraggio dell’umidità del suolo (tensiometri ecc) per la determinazione del fabbisogno idrico

DA EVITARE:

  • sostituzioni delle piante morte con altre senza effettuare preventivamente le operazioni di miglioramento della struttura del terreno (arieggiamento e apporto di sostanza organica)

  • realizzazione di baulature su impianti già in essere che determinerebbero un’ulteriore compattazione del terreno

Nuovi impianti

  • baulature a doppia falda: questa tecnica seppur non risolutiva facilita lo sgrondo delle acque

  • apporto di sostanza organica (letame maturo ecc) all’impianto in caso di scarsa dotazione

  • impianto antigrandine per aumentare l’ombreggiamento delle piante esposte alle elevate temperature estive, oltre alla protezione dagli eventi grandinigeni

  • monitoraggio dell’umidità del suolo (tensiometri ecc) per la determinazione del fabbisogno idrico

  • scelta del sistema irriguo: va valutata in base alle tipologia di suolo. E’ stato osservato in diversi casi che la sola ala gocciolante non è in grado di garantire una superficie bagnata sufficiente a consentire un corretto sviluppo dell’apparato radicale. In queste situazioni si consiglia la doppia ala gocciolante (vedi foto) o lo spruzzo

  • reimpianti: l’esperienza maturata in questi anni suggerisce di non impiantare actinidia dopo actinidia. In caso contrario, si consiglia di lasciare il terreno a riposo per 2 stagioni ed è d’obbligo una lavorazione accurata del suolo (arieggiamento), realizzazione di sovesci con un numero elevato di specie, l’apporto di sostanza organica (letame maturo ecc) mentre l’impiego dei portinnesti in questi casi è ancora in fase di valutazione.

Portinnesti

La sperimentazione Agrion sta valutando alcuni nuovi portinnesti:

  • Z1 Vitroplant®: ibrido di Actinidia chinensis var. deliciosa per Actinidia arguta ottenuto alla Vitroplant

  • SAV1 (= Bounty 71): selezionato da Plant & Food da semenzali di Actinidia polygama

Oggigiorno non si hanno ancora dati sufficienti per dare un giudizio obiettivo sulla validità di questi nuovi materiali in quanto si tratta d’impianti recentemente realizzati.

LE AZIONI MESSE IN CAMPO DA AGRION

Da anni sono in sperimentazione cultivar caratterizzate da elevata tolleranza a questa grave fitopatia che potrebbero rappresentare un valido strumento di contenimento. Occorre una loro mirata valutazione agro-pomologica in pieno campo per verificare l’effettiva sostenibilità nei confronti dei testimoni, diffusi da oltre un secolo grazie alle elevate caratteristiche qualitative e alla buona attitudine al post-raccolta.

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